Le parole alterate
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Registrati gratisLe parole alterate sono parole (sostantivi o aggettivi) che cambiano il loro suffisso, dando una sfumatura di significato leggermente diversa alla parola. Questa sfumatura di significato è legata alle impressioni che il parlante ha nei confronti dell'oggetto in questione.
Difficile? Non preoccupatevi, è molto più semplice di quello che pensiate. Cominciamo col dire dire che esistono quattro tipi di parole alterate:
Scopriamo cosa sono e in cosa consistono!
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Quando usiamo l'accrescitivo intendiamo esaltare la qualità o la quantità della parola che stiamo usando.
L'accrescitivo si forma aggiungendo alla radice della parola uno dei seguenti suffissi:
Non so se è vero, ma mi hanno detto che Carla è una furbacchiona (furbo) |
Massimiliano è un bonaccione: cerca sempre di pacificare tutti (buono) |
La professoressa mi ha dato da leggere un librone (libro) |
Riccardo non ha lavorato per tutto il giorno: è un pigrone (pigro) |
Claudia ha finito tutti i gelati: è un golosona (goloso) |
Quando usiamo il diminutivo intendiamo ridimensionare la qualità o la quantità della parola che stiamo usando.
Il diminutivo si forma aggiungendo alla radice della parola uno dei seguenti suffissi:
Ieri sono andato in campagna e ho visto un tenero asinello (asino) |
Giulio ormai vive da solo ed ha una casetta proprio carina (casa) |
Mara per il suo compleanno sta organizzando una festicciola (festa) |
Avrà anche 25 anni ma a volte si comporta come un ragazzino (ragazzo) |
Mia sorella ha deciso di prendersi cura di un piccolo leprotto (lepre) |
Attenzione: la maggior parte dei diminutivi in italiano termina in -ino. Tuttavia consulta sempre il vocabolario per evitare di fare errori!
Gli accrescitivi e i diminutivi possono essere usati sia per esprimere un'impressione positiva (bonaccione, asinello) sia per esprimere un'impressione negativa (pigrone, ragazzino).
Quando usiamo il vezzeggiativo, invece, intendiamo dare impressioni positive (per lo più legate alla tenerezza e alla simpatia) alla parola che stiamo usando.
Il vezzeggiativo si forma alla radice della parola uno dei seguenti suffissi:
Filippo è proprio un mattacchione (matto) |
Come sei cresciuto! Sei diventato un ometto (uomo) |
Giulia ha un cagnolino così dolce! Si chiama Rufi (cane) |
Dopo essere stati fuori è bello stare un po' al calduccio (caldo) |
Marcuccio non ti allontanare da papà! (Marco) |
Attenzione: il vezzeggiativo di uomo è ometto!
Attenzione: il vezzeggiativo di cane è cagnolino!
Al contrario dei vezzegiativi, quando usiamo i dispregiativi (o spregiativi) intendiamo dare un'impressione negativa (associata per lo più al disprezzo e al disgusto) alla parola che stiamo usando.
Per formare gli spregiativi bisogna aggiungere alla radice della parola uno dei seguenti suffissi:
Gattaccio, smettila di graffiare! (gatto) |
Che giornatacce! Vorrei prendermi una vacanza (giornata) |
Lui? Credo sia un poetastro da quattro soldi (poeta) |
Tutti i bambini sono appassionati da quei mostriaciattoli dei Pokémon (mostro) |
Stai attento a lei... è una ladruncola (ladro) |
Ricorda sempre che, nel caso della parola giornata, il dispregiativo al singolare è giornataccia e il plurale è giornatacce (al plurale si taglia la e)
L'espressione usata nel terzo esempio: da quattro soldi è una locuzione italiana usata per indicare qualcuno o qualcosa di poco valore o scarsa qualità
Qualche volta non è così semplice capire se una parola sia un vezzeggiativo o un diminutivo. Infatti, alcuni suffissi del diminutivo sono gli stessi del vezzeggiativo (-etto, -ino).
Come cogliere queste sfumature di significato? Non preoccuparti: non sempre occorre fare una distinzione e, in ogni caso, il contesto ti dà la risposta.
Frasi che contengono una parola che è sia un diminutivo che un vezzeggiativo |
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Questo cagnolino è proprio tenero (cane) |
Carletto, sei stato molto bravo a fare i compiti! (Carlo) |
In queste frasi, il contesto ci fa capire che il cagnolino è un cucciolo e che Carlo sia ancora un bambino: in entrambi i casi stiamo parlando di due piccole creature (per questo abbiamo usato il diminutivo) e che, allo stesso tempo, suscitano tenerezza (per questo le parole indicano anche un vezzeggiativo)
In questo caso, il contesto della frase gioca un ruolo fondamentale
Parole in cui c'è una differenza tra diminutivo e vezzeggiativo |
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Ho comprato un tavolino (tavolo) |
Ho un papino favoloso (papà) |
In queste frasi c'è una differenza fondamentale: